Sono davvero tante le cose che si potrebbero dire e raccontare sull’arteterapia clinica. Qui vorremmo focalizzarci sul lavoro svolto con i ragazzi della nostra associazione, per i quali è stata pensata un’attività di conoscenza di sé attraverso la rappresentazione corporea.
Naturalmente abbiamo affidato il progetto ad una professionista con competenza che già da tempo fa parte della nostra equipe di lavoro: si tratta della dottoressa Nadia Di Corrado, arteterapeuta clinica.

La ripresa della vita dopo il Covid ha richiesto per tutti l’impiego di nuove energie : una delle possibili soluzioni per le persone con disabilità è stata proprio quella di intraprendere percorsi di attività espressive.
Tra queste la rappresentazione corporea ha una valenza incisiva, perché agisce sulla consapevolezza di sè e dell’altro attraverso la comunicazione del corpo.
Grazie a fondi erogati da Regione Lombardia abbiamo dato forma al progetto Riprendersi la vita dopo il Covid, focalizzato in parte sull’esperienza di rappresentazione corporea.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Di Corrado perché l’arteterapia funziona e perché supporta il conseguimento di questi obiettivi:
“In un laboratorio di rappresentazione corporea ogni individuo diventa osservatore di sé stesso, come in uno specchio. L’obiettivo è quello di imparare a vedersi e laddove è possibile trasformarsi“
Trasformarsi?
“Sì, attraverso la creatività!
I gesti di un’attività creativa rappresentano per ciascuno di noi un’esperienza che rimane e lascia traccia. Il corpo è lo strumento con cui creiamo, gesto per gesto, l’esperienza che ci consente di capire chi siamo, come siamo fatti e come possiamo trasformarci. Lo svolgimento dell’attività è sempre molto simbolico, proprio perché si fonda su gesti e sguardi.“
Quali risultati effettivi può dare?
“Il risultato è l’elaborazione personale che ciascuno individuo riesce ad effettuare. Il grado di elaborazione differisce da soggetto a soggetto, perché legato a fattori come l’età, le condizioni di vita, la cultura personale e le capacità cognitive.”


“Per comprendere i vissuti corporei è necessario indagare i modi in cui le circostanti esperenziali influenzano le nostre risposte somatiche, risposte che direttamente o indirettamente comunicano l’esito dei nostri rapporti con il mondo.
Nel laboratorio di arteterapia clinica osserviamo la complessità e la ricchezza del linguaggio del corpo svelando conoscenze precoci veicolate dagli scambi sensomotori e affettivi vissuti nei primi due anni di vita tra bambino e caregiver, da questa prospettiva si scopre l’intimo legame tra corpo e identità.
Il progetto che in atelier propone la rappresentazione corporea di sé concentra l’attenzione su corpo-cuore-mente nel qui e ora di ogni soggettiva improvvisazione; scoprendo insieme i limiti e le risorse, fuori da ogni giudizio di valore e di merito e da ogni aspettativa e intento performativo. “